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Sciacchetrà: il vino più prezioso della Liguria

Bianco dolce e complesso, profumo che ricorda l’albicocca, la frutta secca, a volte l’ananas, i fiori; colore giallo tendente all’ambra, scuro ed intenso. Parliamo dello Sciacchetrà, il vino passito dolce più prezioso della Liguria e in particolare del Levante più suggestivo: le cinque terre.

i luoghi

La presenza del mare e il microclima della costa spezzina donano a questo vino un timbro unico. Se pur definito uno dei più celebri passiti italiani in realtà lo Sciacchetrà è sconosciuto ai più, perché se nasce in un luogo turistico amato e osannato, è anche vero che le quantità prodotte e il costo elevato, ne fanno una riserva per pochi gourmand.

Tradizione

Nato tra scogliere, baie e insenature lo Sciacchetrà si è imposto sempre più nelle tradizioni enogastronomiche della zona, nella quale le coltivazioni non sono semplici, vista la morfologia ligure. Composto da uve appassite in inverno di Albarola, Bosco e Vermentino. Coltivate basse, come avviene in gran parte dei territori molto battuti dai venti, in terrazzamenti di bosco tipici delle zone collinari e montuose. Tanto che gli agricoltori possono raggiungere i propri vigneti solo grazie a un trenino a cremagliera, cioè con rotaie a base dentata per affrontare meglio le pendenze. Difficoltà che hanno fatto guadagnare ai suoi viticoltori il nome di “angeli matti”.

I POETI

Giosuè Carducci lo definì come l’essenza di tutte le ebbrezze dionisiche. Giovanni Pascoli ne richiese l’invio di poche bottiglie “in nome della letteratura italiana”. Gabriele D’annunzio lo descrisse come “profondamente sensuale”. Prima di loro ne parlarono Plinio, Boccaccio, Petrarca

Il nome

L’origine del nome forse deriva da “shekar”, termine antico che indica bevande fermentate oppure dal dialetto ligure “sciac” (schiacciare l’uva) e “tra” (togliere le vinacce durante la fermentazione).

Come gustarlo

Lo Sciacchetrà,è adatto ad accompagnare vari tipi di dessert. Ad esempio pandolce genovese basso, spongata di Sarzana, panforte senese, torcolo perugino e pan di spezie di Reims. L’importante è servirlo ad una temperatura di 14° C, in bicchieri piccoli a tulipano con bordo leggermente svasato e con stelo alto. Per mantenere intatte le proprie qualità, lo Sciacchetrà deve essere conservato in posizione coricata negli scomparti più alti della cantina, con temperatura costante tra i 10° e i 14° C.

sciacchetra-nel-bicchiere

Sciacchetrà: il vino più prezioso della Liguria

Bianco dolce e complesso, profumo che ricorda l’albicocca, la frutta secca, a volte l’ananas, i fiori; colore giallo tendente all’ambra, scuro ed intenso. Parliamo dello Sciacchetrà, il vino passito dolce più prezioso della Liguria e in particolare del Levante più suggestivo: le cinque terre.

i luoghi

La presenza del mare e il microclima della costa spezzina donano a questo vino un timbro unico. Se pur definito uno dei più celebri passiti italiani in realtà lo Sciacchetrà è sconosciuto ai più, perché se nasce in un luogo turistico amato e osannato, è anche vero che le quantità prodotte e il costo elevato, ne fanno una riserva per pochi gourmand.

Tradizione

Nato tra scogliere, baie e insenature lo Sciacchetrà si è imposto sempre più nelle tradizioni enogastronomiche della zona, nella quale le coltivazioni non sono semplici, vista la morfologia ligure. Composto da uve appassite in inverno di Albarola, Bosco e Vermentino. Coltivate basse, come avviene in gran parte dei territori molto battuti dai venti, in terrazzamenti di bosco tipici delle zone collinari e montuose. Tanto che gli agricoltori possono raggiungere i propri vigneti solo grazie a un trenino a cremagliera, cioè con rotaie a base dentata per affrontare meglio le pendenze. Difficoltà che hanno fatto guadagnare ai suoi viticoltori il nome di “angeli matti”.

I POETI

Giosuè Carducci lo definì come l’essenza di tutte le ebbrezze dionisiche. Giovanni Pascoli ne richiese l’invio di poche bottiglie “in nome della letteratura italiana”. Gabriele D’annunzio lo descrisse come “profondamente sensuale”. Prima di loro ne parlarono Plinio, Boccaccio, Petrarca

Il nome

L’origine del nome forse deriva da “shekar”, termine antico che indica bevande fermentate oppure dal dialetto ligure “sciac” (schiacciare l’uva) e “tra” (togliere le vinacce durante la fermentazione).

Come gustarlo

Lo Sciacchetrà,è adatto ad accompagnare vari tipi di dessert. Ad esempio pandolce genovese basso, spongata di Sarzana, panforte senese, torcolo perugino e pan di spezie di Reims. L’importante è servirlo ad una temperatura di 14° C, in bicchieri piccoli a tulipano con bordo leggermente svasato e con stelo alto. Per mantenere intatte le proprie qualità, lo Sciacchetrà deve essere conservato in posizione coricata negli scomparti più alti della cantina, con temperatura costante tra i 10° e i 14° C.

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